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lunedì 15 settembre 2008

Salute



            I DANNI DELLO SMOG AL CUORE E ALLA PRESSIONE SANGUIGNA

Gli studiosi dell'università di Harvard hanno individuato, con uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Circulation”, nuovi danni causati all'organismo dall'inquinamento.
Le sostanze chimiche generate dall'utilizzo di combustibili fossili, infatti, sono risultate capaci di danneggiare la funzionalità del cuore, minandone la capacità di inviare impulsi elettrici e modificando il tracciato che indica le condizioni di salute e funzionamento del principale muscolo umano.
L'indagine scientifico-clinica è stata condotta su 48 pazienti che erano stati recentemente ricoverati in ospedale per problemi cardiaci.
Sono state riscontrate, nel corso di 10 mesi, modifiche nell'area cardiaca nota come 'St segmento'. Questa zona appariva, in gergo medico, depressa. Si tratta, cioè, di una situazione possibile spia di un insufficiente afflusso di sangue al cuore o di un'infiammazione a carico del muscolo cardiaco. 
"Il nostro studio - sottolinea Diane Gold, a capo della ricerca - offre una prova in più di come sia necessario stare alla larga dal traffico dopo essere stati dimessi dall'ospedale per problemi cardiaci, e non necessariamente per un infarto. Ora occorreranno ulteriori ricerche per capire come le particelle chimiche prodotte dallo smog riescono a modificare questa area cardiaca". E non è tutto.
Le preoccupazioni, infatti, non riguardano solo chi fa i conti con un cuore malconcio. "Ci sono vari studi - ricorda David Newby, dell'università di Edimburgo - che mostrano come chi vive in una zona inquinata abbia maggiori probabilità di avere problemi cardiovascolari". Pertanto, oltre a stare lontani dal traffico quando il cuore fa capricci, "dovremmo tutti sforzarci - sottolinea Newby - di ridurre l'inquinamento".
La concentrazione di smog e fumi di scarico delle auto possono favorire anche l'ipertensione, uno dei principali fattori di rischio per il cuore. Lo rivela uno studio brasiliano presentato al XXV Congresso della Societa' europea di cardiologia (Esc), che ha riunito a Vienna oltre 25 mila specialisti.
È stato osservato, in maniera preoccupante, come il rischio sia indipendente dalla presenza di altri campanelli d'allarme come sovrappeso o vizio del fumo.
A rischiare di piu' sono coloro che trascorrono molte ore immersi nel traffico, come i vigili urbani.
Si rende opportuno quindi rivolgere maggiore attenzione agli ipertesi, disponendo attenti controlli 
quando l'inquinamento supera i livelli di guardia in quanto i fumi sprigionati dal traffico possono contribuire a mantenere alta la pressione e anche a farla crescere ancora di più.
Questi risultati sono merito della Divisione di malattie polmonari dell'Universita' di San Paolo, coordinata dal dottor Ubiratan Santos, che ha monitorato proprio 48 vigili urbani di sesso maschile, sani e non fumatori, in servizio agli incroci e lungo le arterie più trafficate, misurandone la pressione sanguigna nell'arco di 24 ore. Ad un aumento degli inquinanti dispersi nell'aria, come il PM10, corrispondeva un significativo aumento della pressione, sia massima sia minima. Buonagiornata!!


1 commento:

Anonimo ha detto...

Secondo me "brutto per chi vive in città"